Teramo è una città in prevalenza cattolica। Ci si aspetterebbe quindi che i comportamenti dei suoi abitanti fossero inspirati ai principi della loro fede. Teramo è, o almeno è stata, una cittadina non bigotta ma conservatrice, estremamente legata a principi di tolleranza e a comportamenti consoni alla sua tradizionale capacità d'accoglienza. Ma è sempre stata anche una città ferma nella sua connotazione cristiana: lo si può constatare anche dalla sua storia civile e politica. Ora ,però, mi sembra che si stia allontanando, con molta accelerazione, dal suo tradizionale cammino. Lo spunto di questa riflessione viene da alcune scelte che, sia i politici, sia i cittadini, sia le associazioni, le imprese, gli enti tutti sollecitano. Il lavoro domenicale, per esempio. Sembra, infatti, che le domeniche debbano essere usate e vissute in maniera nuova e moderna: nei giorni festivi, religiosi e non, bisogna assolutamente usare il tradizionale tempo del riposo, del culto e della famiglia ad attività produttive o di consumo. Negozi aperti, levate mattutine dei commercianti e via dicendo. Non ne facciamo, in questa sede, un problema religioso: dovrebbe essere la Curia a preoccuparsi di ciò. Ne facciamo, invece un problema sociale su cui riflettere. A tal proposito sono indicativi alcuni comportamenti dei nostri figli che anche la domenica non riescono a trovare i loro padri e le loro madri per fargli fare il loro dovere di genitori. Troppo spesso abbandonati a se stessi, percepiscono, quindi, una realtà sobillata da valori estranei a quelli tradizionali. Abbiamo parlato di valori e non di comportamenti, quindi parliamo di etica, di religione, di ideali, dell'arte di concepire la vita attraverso i futuri comportamenti individuali. E' probabile, quindi che i futuri adulti teramani passino, per esempio, le loro domeniche, non nelle piazze assolate o nei giardini, non con i loro genitori, senza la riflessione d'una preghiera o l'ascolto della Santa Messa, ma, passino le domeniche, dicevamo, al chiuso d'un centro commerciale o di jeanserie o posti simili. Ora per uno come me, nasce un forte sentimento d'indignazione e di protesta. Nasce in me il bisogno di richiamare quei concittadini, che, come me, professano ed ispirano - o dovrebbero inspirare - il loro agire a comportamenti e scelte cristiane. Pentitevi, dico sottovoce. E lo dico senz'arroganza , tanto meno usando toni da Savonarola: lo dico per esercitare il mio diritto ad esprimere idee e per adempiere al dovere d'un cristiano a comportarsi di conseguenza. Quindi riporto, di seguito alcuni passi di Catechismo ed alcune considerazioni, autorevoli, in merito.
Promemoria per gli smemorati
ARTICOLO 3 IL TERZO COMANDAMENTOL'Eucaristia domenicale2178 Questa pratica dell'assemblea cristiana risale agli inizi dell'età apostolica. 119 La lettera agli Ebrei ricorda: « Non disertando le nostre riunioni, come alcuni hanno l'abitudine di fare, ma esortandoci a vicenda » (Eb 10,25).La Tradizione conserva il ricordo di una esortazione sempre attuale: « Affrettarsi verso la chiesa, avvicinarsi al Signore e confessare i propri peccati, pentirsi durante la preghiera [...]. Assistere alla santa e divina liturgia, terminare la propria preghiera e non uscirne prima del congedo. [...] L'abbiamo spesso ripetuto: questo giorno vi è concesso per la preghiera e il riposo. È il giorno fatto dal Signore. In esso rallegriamoci ed esultiamo ». 120-----Giorno di grazia e di cessazione dal lavoro2184 Come Dio « cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro » (Gn 2,2), così anche la vita dell'uomo è ritmata dal lavoro e dal riposo. L'istituzione del giorno del Signore contribuisce a dare a tutti la possibilità di godere di sufficiente riposo e tempo libero che permetta loro di curare la vita familiare, culturale, sociale e religiosa. 1282185 Durante la domenica e gli altri giorni festivi di precetto, i fedeli si asterranno dal dedicarsi a lavori o attività che impediscano il culto dovuto a Dio, la letizia propria del giorno del Signore, la pratica delle opere di misericordia e la necessaria distensione della mente e del corpo. 129 Le necessità familiari o una grande utilità sociale costituiscono giustificazioni legittime di fronte al precetto del riposo domenicale. I fedeli vigileranno affinché legittime giustificazioni non creino abitudini pregiudizievoli per la religione, la vita di famiglia e la salute.« L'amore della verità cerca il sacro tempo libero, la necessità dell'amore accetta il giusto lavoro ». 1302186 È doveroso per i cristiani che dispongono di tempo libero ricordarsi dei loro fratelli che hanno i medesimi bisogni e i medesimi diritti e non possono riposarsi a causa della povertà e della miseria. Dalla pietà cristiana la domenica è tradizionalmente consacrata alle opere di bene e agli umili servizi di cui necessitano i malati, gli infermi, gli anziani. I cristiani santificheranno la domenica anche dando alla loro famiglia e ai loro parenti il tempo e le attenzioni che difficilmente si possono loro accordare negli altri giorni della settimana. La domenica è un tempo propizio per la riflessione, il silenzio, lo studio e la meditazione, che favoriscono la crescita della vita interiore e cristiana.2187 Santificare le domeniche e i giorni di festa esige un serio impegno comune. Ogni cristiano deve evitare di imporre, senza necessità, ad altri ciò che impedirebbe loro di osservare il giorno del Signore. Quando i costumi (sport, ristoranti, ecc.) e le necessità sociali (servizi pubblici, ecc.) richiedono a certuni un lavoro domenicale, ognuno si senta responsabile di riservarsi un tempo sufficiente di libertà. I fedeli avranno cura, con moderazione e carità, di evitare gli eccessi e le violenze cui talvolta danno luogo i divertimenti di massa. Nonostante le rigide esigenze dell'economia, i pubblici poteri vigileranno per assicurare ai cittadini un tempo destinato al riposo e al culto divino. I datori di lavoro hanno un obbligo analogo nei confronti dei loro dipendenti.2188 Nel rispetto della libertà religiosa e del bene comune di tutti, i cristiani devono adoperarsi per far riconoscere dalle leggi le domeniche e i giorni di festa della Chiesa come giorni festivi. Spetta a loro offrire a tutti un esempio pubblico di preghiera, di rispetto e di gioia e difendere le loro tradizioni come un prezioso contributo alla vita spirituale della società umana. Se la legislazione del paese o altri motivi obbligano a lavorare la domenica, questo giorno sia tuttavia vissuto come il giorno della nostra liberazione, che ci fa partecipare alla « adunanza festosa e all'assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli » (Eb 12,22-23).
Nell'esortazione post-sinodale Sacramentum CaritatisBenedetto XVI richiama alla coerenza anche in ParlamentoDal Papa monito ai politici cattoliciPreservare la domenica. Preservate la domenica: "Il lavoro è per l'uomo e non l'uomo per il lavoro". "Ci auguriamo vivamente", ha affermato Benedetto XVI nell'esortazione post-sinodale che la domenica, giorno del Signore, giorno del "riposo dal lavoro", resti "riconosciuto come tale anche dalla società civile, così che sia possibile essere liberi dalle attività lavorative, senza venire per questo penalizzati".
Papa Ratzinger ha lanciato un primo sintetico segnale , prendendosela col fatto che la domenica ora viene sprecata al supermercato.
La domenica è tempo di festa e di riposo. Per tutti.
DI PIERLUIGI BERTELLI *
Credo in una chiara e forte sollecitazione aripensare al valore della domenica come giorno festivo nonsolo per i cristiani e le loro comunità, ma anche per ognipersona e aggregazione umana e per la società civile nel suocomplesso.Una riflessione su quest’ultimo versante è resa quanto maiurgente, oggi, in particolare per l’estendersi del lavoro domenicale, anche in produzioni che non ne necessitano dal punto di vista tecnico e in servizi non di rilevante utilità pubblica.Ciò implica una sostanziale desincronizzazione individualistica del riposo settimanale, con pesanti ripercussioni sulle relazioni primarie delle persone. Infatti,come può una famiglia far crescere armoniosamente la propria vita se, quando il marito è a casa dal lavoro, la moglie è a lavorare, o viceversa? Se, quando i figli sono a casa da scuola,uno o entrambi i genitori sono al lavoro? E come può un gruppo di amici o di parenti coltivare le reciproche relazioni, se non c’è un giorno di comune astensione dal lavoro nel quale potersi ritrovare insieme? E come può un qualsiasi gruppo associativo (per esempio, un Circolo culturale o un’associazione di volontariato) svolgere la propria vita dicorpo sociale, se i soci non hanno un tempo libero usufruibile contemporaneamente? E come può esprimersi compiutamente una qualsiasi comunità (di tipo religioso o non), se i suoi membri non godono del riposo settimanale nel medesimo giorno?È evidente che tutti questi rapporti non sono surrogabili né dalle e-mail né dagli sms telefonici, e una loro limitazione si traduce in un progressivo impoverimento della vita di relazione: in particolare di quella relazionalità che si esprime nel confronto delle idee e nella condivisione di valori e di esperienze, nella ricerca di significati esistenziali e nella comunanza di progetti, nell’aiuto vicendevole e nelle azioni di solidarietà, nella disponibilità a superare i conflitti.Per di più, avere il tempo libero dal lavoro in giorni diversi gli uni dagli altri non consente che esso venga vissuto come tempo di festa, perché non è possibile far festa da soli.Il tempo della festa è quello in cui ognuno ha la possibilità di mettersi personalmente e liberamente in relazione con gli altri,senza interessi di tipo economico; è quello in cui ciascuno vale non per quanto produce come lavoratore o per quanto acquista come consumatore, ma per ciò che è come persona; èquello in cui la comunità civile coltiva il senso di appartenenzadei propri membri e produce gli «anticorpi» contro ladisgregazione sociale.Ecco perché una società tutta incentrata sulle logicheproduttive e di mercato è sostanzialmente vocataall’autodistruzione, non riuscendo più a rigenerare al propriointerno né quei valori che danno senso al vivere, né quel tipodi relazioni che costruiscono l’ordinato e pacifico con-vivere.Ed ecco perché una società veramente libera, democratica eumana non può fare a meno del giorno comune di festa, cherappresenta perciò un bene collettivo degno di tutela sociale, lacui espressione è resa possibile dalla concomitante astensionedal lavoro.Sarebbe poi quanto meno curioso che si arrivasse a celebrareannualmente la Festa del Lavoro, ma a lavorare ordinariamentenel giorno di festa settimanale, ovvero di domenica.* Segretario provinciale Movimento cristiano lavoratori
giovedì 22 maggio 2008
ciascuno vale non per quanto produce come lavoratore o per quanto acquista come consumatore, ma per ciò che è come persona
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