giovedì 22 maggio 2008


I tigli, che sono quei giardini in viale Mazzini, ora dedicati al benemerito Carino Gambacorta, erano una brulla e polverosa distesa di terriccio dove i bambini andavano a sfrenarsi in lunghe corse e nei giochi d'una volta. Successivamente furono sistemati creando grandi aiuole alberate divise da una strada in cemento. Furono, poi sistemate le opere di Crocetti e dopo qualche anno rifatti i marciapiedi. Erano, questi giardini, i tigli appunto, illuminati sul far della sera da graziosi quanto anonimi lampioncini da giardino. Niente di speciale, ma una decorosa luce pervadeva il luogo rendendolo unitario. Certo si formavano luoghi d'ombra tradizionali, determinati dalle fronde e dalle piante, agognati posti dove innocenti adolescenti per anni si sono scambiate le loro tenere ed innocue effusioni. Ora quelle piccole zone franche non ci sono più e quei poveri lampioncini che seguitavano, sera dopo sera, nella calma tranquillità del luogo, a fare il loro lavoro sono stati brutalmente estirpati. Al loro posto una serie di pali metallici e anodini protuberano lampade dalla luce diffusa e ghiacciata; da sottopasso - ghiottoneria per i nostri Amministratori, votati ai buchi di cui sopra al punto n.5- Tutto è stato reso piatto, schiacciato da una modesta ed uniforme illuminazione caccia-vandali, molto efficiente per luci da foto segnaletiche. So, per certo, che quasi tutti coloro che per quei percorsi passano e son passati per anni ed anni, abbiano avuto un certo sgomento. Dove stanno le ombre naturali che disegnavano i tigli? dove sono finite le agognate panchine della penombra dei nostri baci furtivi, delle nostre sofferte dichiarazioni d'amore? le nostre innocenti e tremolanti carezze? Dove son finiti quei luoghi riparati dove ci si poteva sedere in solitudine per rimuginare, soli, la sera, sulle nostre sconfitte, sui nostri dubbi con, magari, qualche lacrima nascosta dall'ombra d'una fronda? Queste trasformazioni andrebbero firmate col nome e il cognome del o dei responsabili. Applicate quindi, targhe o lapidi con i nomi dei responsabili di questi assassini d'ombre, a futura memoria.

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